
(foto https://www.linkoristano.it)
Il settore cerealicolo sardo, concentrato soprattutto nelle pianure centro-meridionali, ha visto negli ultimi vent’anni una drastica riduzione delle superfici coltivate a grano duro, passate da oltre 97mila ettari nel 2003 a circa 28mila nel 2025. Nonostante la produzione complessiva sia diminuita, la resa per ettaro è quasi raddoppiata, attestandosi intorno ai 27 quintali.
Secondo Confagricoltura Sardegna, la principale sfida è rappresentata dai prezzi troppo bassi e volatili, influenzati dalla concorrenza internazionale e dalle speculazioni di mercato, che spesso non coprono i costi di produzione. A ciò si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, che impone nuove strategie di coltivazione e varietà più resistenti.
Alessandro Abis, presidente di Confagricoltura Cagliari, sottolinea l’urgenza di valorizzare le filiere locali di qualità, come il pane carasau e la pasta, e di regolamentare la concorrenza estera per tutelare gli agricoltori sardi. Anche la ricerca svolta dall’Agenzia regionale Agris punta a migliorare le tecniche agricole e le sementi locali per garantire produzioni più stabili e sostenibili.
La sfida del settore resta alta, ma puntare su innovazione, tutela delle eccellenze e accordi di filiera può rappresentare la chiave per un futuro più solido della cerealicoltura sarda.
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