
Giubileo della Cultura (Foto Carla Picciau)
Un Papa che parla poco ma ascolta molto, che sceglie la misura al posto dell’enfasi e la gentilezza come stile pastorale. È il ritratto di Papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, che emerge dal libro La forza del Vangelo, una raccolta di parole e riflessioni che offre un primo profilo del nuovo Pontefice e del cammino che intende tracciare come Pastore universale della Chiesa.
«Il volume – ha detto il direttore de “L’Osservatore Romano”Andrea Monda, ospite del Giubileo della Cultura in Seminario a Cagliari – nasce come una prima approssimazione alla figura di Leone XIV, un modo per iniziare a conoscere la sua persona, la sua biografia e la strada che vuole indicare alla Chiesa. Un Papa arrivato da lontano, ma che fin da subito ha mostrato uno stile molto chiaro».
A colpire è soprattutto il tratto della mitezza, cifra distintiva del suo modo di comunicare: «Dice le cose in modo diretto e puntuale ha ricordato Monda senza alzare i toni. La sua gentilezza, la riservatezza, la capacità di ascolto sono segni forti della “forza del Vangelo”, cioè di una fede fondata sull’amore».
Uno stile che appare controcorrente in una società segnata dall’aggressività e dalla sovraesposizione. «Oggi – ha evidenziato il Direttore – tutti parlano e pochi ascoltano. Leone XIV si muove nella direzione opposta, ma questo non significa debolezza. Al contrario: la mitezza è segno di forza. Chi è aggressivo spesso lo è perché è fragile».
In questi primi mesi di pontificato non sono mancati momenti significativi per la vita della Chiesa, in particolare l’incontro con i giovani a Tor Vergata, che ha coinvolto oltre un milione di ragazzi provenienti da tutto il mondo. «È stato uno sguardo sul futuro della Chiesa», ha detto ancora Monda. «I giovani cercano paternità e maternità, e la Chiesa – madre e maestra – ha saputo rispondere a questo bisogno, anche grazie alla continuità tra Papa Francesco e Papa Leone».
Un altro tema centrale è il dialogo tra Chiesa e cultura, rilanciato anche dal Giubileo della cultura: «Non c’è mai stata una contrapposizione reale. Il cristianesimo non è una cultura tra le altre, ma il fermento di tutte le culture. La Chiesa cammina dentro le culture, le studia, le ama, valorizzando la creatività e la genialità umana».
Un dialogo che affonda le radici nella fede cristiana e nel mistero dell’Incarnazione: «Dio si è fatto uomo e ha assunto tutto ciò che è umano, purificandolo. Per questo la fede non è separabile dalla vita e dalla cultura, ma ne tira fuori il meglio».
Un pontificato che si annuncia dunque nel segno dell’ascolto, della mitezza e della profondità, capace di parlare al mondo senza alzare la voce.




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