Bioetica

Il Governo, dopo quella toscana, impugna la legge sarda sul suicidio assistito Scontro sulle competenze tra Stato e Regioni. Ora è attesa la decisione della Consulta

Il governo ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge sul suicidio assistito approvata dal Consiglio regionale della Sardegna lo scorso settembre. La norma, che disciplina le procedure per l’accesso alla cosiddetta «morte assistita», secondo l’esecutivo violerebbe la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni: la materia, sostiene Palazzo Chigi, sarebbe infatti di esclusiva competenza nazionale.

Il ricorso, approvato nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, non sospende comunque l’efficacia della legge regionale, che resterà in vigore fino alla decisione della Consulta.

La scelta del governo ha inevitabilmente un forte peso politico. I partiti di destra e centrodestra che sostengono l’esecutivo si sono sempre espressi contro la pratica del suicidio assistito, legalizzata in Italia dal 2019 grazie a una sentenza della stessa Corte Costituzionale. Da allora sollecitazioni e richiami alla necessità di una legge nazionale si sono moltiplicati, ma il Parlamento non è mai riuscito a trovare una maggioranza su un testo condiviso.

Nel vuoto normativo creatosi, alcune Regioni hanno avviato percorsi autonomi per definire modalità e tempi di accesso alla procedura. Finora soltanto due amministrazioni sono riuscite a dotarsi di una legge regionale: la Toscana, lo scorso febbraio, e appunto la Sardegna. Anche la norma toscana era stata impugnata dal governo con argomenti analoghi, e la Consulta non si è ancora pronunciata.

Spetterà ora alla Corte Costituzionale chiarire se e fino a che punto le Regioni possano intervenire su un tema etico e sanitario così delicato, mentre il dibattito politico nazionale resta fermo e privo di una cornice legislativa complessiva.


Scopri di più da Kalaritana Media

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.