
foto www.caritasitaliana.it
L’Italia conta oggi 5,4 milioni di cittadini stranieri regolarmente residenti, pari al 9,2% della popolazione. Una presenza ormai strutturale, concentrata soprattutto al Centro-Nord e guidata dalle comunità di Romania, Marocco e Albania, seguita dai flussi in crescita da Bangladesh e Perù. È quanto emerge dal XXXIV Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes, presentato oggi a Roma, e quest’anno dedicato ai “Giovani, testimoni di speranza”.
Al centro del dossier ci sono i ragazzi nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri: «Protagonisti silenziosi della trasformazione del Paese”, spesso ancora senza cittadinanza e ai margini della piena partecipazione civile. Una sfida, quella dell’inclusione, che secondo la Chiesa italiana chiama in causa politiche pubbliche più coraggiose.
«La scuola italiana, spesso lasciata sola, svolge un ruolo decisivo – ha sottolineato monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI – ma servono politiche lungimiranti. Cittadinanza, riconoscimento giuridico e appartenenza alla comunità nazionale sono ormai indispensabili»
I numeri dell’immigrazione in Italia
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370.000 le nascite registrate nel 2024, di cui il 21% con almeno un genitore straniero.
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Oltre 217.000 le nuove cittadinanze concesse.
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Gli occupati stranieri sono 2,5 milioni (10,5% del totale), ma resta alta la disoccupazione (10,2%) e il tasso di inattività.
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Il 35,1% degli stranieri vive in povertà assoluta, contro il 7,4% degli italiani.
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Nelle scuole italiane, 910.000 alunni sono stranieri (11,5%), molti dei quali nati in Italia ma senza cittadinanza.
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In agricoltura, 426.000 lavoratori stranieri rappresentano oltre un terzo della forza lavoro del settore.
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Preoccupano anche l’invecchiamento e l’aumento delle malattie croniche tra i migranti.
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I detenuti stranieri sono 19.694, il 31,8% del totale.
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Solo il 35,2% delle ragazze straniere pratica sport.
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Per quanto riguarda la religione, il 51,7% dei migranti è cristiano, il 31,1% musulmano
Apre con un forte richiamo alla responsabilità collettiva monsignor Carlo Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana:«L’irregolarità non è solo la conseguenza di politiche che chiudono le porte: è anche il frutto di non-scelte, di vuoti nella gestione dei flussi migratori. Non dobbiamo illuderci che ridurre la presenza straniera sia la soluzione. La vera sfida è accompagnare questo fenomeno, promuovendo legalità, formazione e dignità del lavoro».
Il Rapporto evidenzia un paradosso: mentre il lavoro dei migranti sostiene l’economia italiana, molti di loro vivono in condizioni di forte precarietà, tra povertà abitativa, discriminazioni e esclusione sociale. «Sono italiani di fatto, ma non di diritto – ha detto Redaelli parlando dei giovani –. Se non diamo loro ascolto e opportunità, cresceranno disagio, devianza e conflitto sociale».
Secondo il presidente di Caritas Italiana, strumenti come lo sport, la scuola e l’università possono essere fondamentali per costruire una società più coesa e inclusiva. Ma serve anche un cambiamento nel racconto pubblico sull’immigrazione, con una comunicazione nuova, che dia voce ai giovani, racconti la realtà e non alimenti le paure.
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