«Congratutulazioni a tutti! È stato concordato da Israele e Iran che ci sarà un completo e totale cessate il fuoco per dodici ore, alla cui conclusione il conflitto verrà considerato finito!». Il presidente statunitense Donald Trump ha scritto così sul proprio social Truth nella tarda serata italiana di ieri, lunedì 23 giugno, dando l’annuncio di una tregua che potrebbe portare alla conclusione della guerra tra Tel Aviv e Teheran apertasi lo scorso 13 giugno.
Risposta e accettazione
Le parole del presidente statunitense sono arrivate a poche ore di distanza dalla risposta dell’Iran dopo l’attacco contro i suoi siti nucleari di arricchimento dell’uranio effettuato dagli Stati Uniti tra il 21 e il 22 giugno scorsi. Teheran, nella serata italiana di ieri, ha infatti lanciato un attacco missilistico verso la base statunitense di Al Udeid, in Qatar, ma dopo aver avvertito gli Usa della propria reazione consentendo lo spostamento delle truppe USA. Trump aveva definito l’attacco come una «risposta debole», ma anche come un segnale di come l’Iran potesse essere pronto per la pace. Così poche ore dopo è arrivato l’annuncio della tregua da Washington, accettata ufficialmente nelle prime ore di oggi da Israele, che ha definito come «raggiunti» i propri obiettivi. Tuttavia, fino alle 6 del mattino italiane, orario a cui è scattato il cessate il fuoco, gli attacchi incrociati sono continuati. Con la tensione che rimane alta, come confermato dall’accusa di Israele nei confronti dell’Iran di aver infranto il cessate il fuoco solo quattro ore dopo l’inizio della tregua, come riportato da Reuters intorno alle 10 italiane. Ora si apre una fase delicata, con il rispetto della tregua che potrebbe aprire a nuovi scenari. Con ancora diversi elementi da approfondire, tra cui il grado di danneggiamento degli impianti nucleari iraniani e le conseguenze dell’attacco israeliano sugli equilibri interni della Repubblica islamica iraniana.
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