
La Regione Sardegna ha bocciato il nuovo disciplinare del Pecorino Romano Dop, approvato dal Consorzio di tutela lo scorso dicembre tra numerose polemiche. La Giunta regionale ha espresso un «indirizzo contrario», motivato dal mancato inserimento, nel documento, dell’elenco delle razze ovine autoctone tradizionali ammesse alla produzione del latte destinato al celebre formaggio.
Secondo l’esecutivo, questa omissione non è coerente con le politiche regionali a tutela della zootecnia tradizionale, della biodiversità e della sostenibilità ambientale. Una risposta che arriva anche dopo l’appello dei pastori «senza bandiere», preoccupati per le conseguenze di un cambio di rotta che, di fatto, permetterebbe l’allevamento di qualsiasi razza ovina, purché entro gli areali previsti dalla Dop.
Il timore è che si possa aprire la strada all’importazione massiva di pecore da fuori Sardegna, allevate intensivamente per massimizzare la produzione, con conseguente snaturamento del prodotto e possibile crollo del prezzo del latte. Una decisione, avvertono i pastori, che rischia di minare l’intero equilibrio del comparto, già fragile.
Il disciplinare precedente, approvato con larga maggioranza e con il via libera dell’allora assessore regionale e del Ministero, prevedeva l’uso esclusivo di razze autoctone. La modifica introdotta a dicembre, che escludeva tale vincolo, è ora formalmente respinta dalla Regione. La partita sul futuro del pecorino più famoso del mondo resta apertissima.
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