
L’associazione Bambini Cerebrolesi Sardegna nei giorni scorsi ha celebrato i 35 anni dalla Fondazione, una realtà importante che ha generato una sorta di modello, quello dei piani personalizzati, diffuso anche nel resto d’Italia.
Le celebrazioni per i 35 anni dalla Fondazione sono culminate nell’Assemblea Generale che ha rieletto Luisanna Lodo quale presidente.
«Una ricorrenza importante – esordisce Loddo. Tutto parte però dai nostri figli, da quello che desideriamo per loro, non accontentandoci di ciò che avevamo attorno a noi, ma per loro volevamo avessero una vita integrata nella società, all’interno delle famiglie, del quartiere, della loro città. Rifiutavamo qualsiasi istituzionalizzazione dei nostri ragazzi, che avevano diritto a vivere con noi e nella nostra società: questo è stato il motore di ogni nostra battaglia».
La filosofia dell’ABC è che la famiglia sia sempre al centro: è uno dei punti di forza dell’attività dell’Associazione. «Ora che molti dei nostri ragazzi crescono – specifica la presidente – abbiamo capito che la famiglia ora fa un passo indietro e per fara camminare da soli i nostri figli. Dobbiamo dar loro strumenti per vivere in autonomia, in modo che facciano le proprie scelte, come qualsiasi altro ragazzo, staccandosi pian piano dalla famiglia per vivere soli». «Quando molte volte si parla del dopo di noi – ricorda Luisanna – per noi si costruisce ora perché ci sono le famiglie: è necessario educare i nostri figli ad avere la capacità di vivere in autonomia e di fare le loro scelte».
La lotta delle famiglie è stata indirizzata a veder attuata la legge 162, quella dei progetti personalizzati. «Oggi – ricorda Loddo – si parla tanto di vita indipendente e progetti personalizzati, in Sardegna lo stiamo facendo già da 20 anni, siamo molto avanti rispetto ad altre regioni, come ad esempio la Lombardia: l’Isola è avanti di 20 anni».
«Quando ho scoperto che nostra figlia era una bambina cerebrolesa – racconta – mi sono spaventata, non per lei ma per tutto quello che comportava, in una società che non era pronta al sostegno. Oggi sono orgogliosa del percorso fatto: mi ha resa più sensibile e più attenta alla disabilità. Non mi spavento più nel vedere un bambino o un ragazzo disabile, perché so che dentro ha tante capacità, molte volte trascurate o non valutate. L’ABC quando lavora non lo fa solo per il proprio orticello, per i suoi soci, ma per tutti per quelle famiglie non socie: chiunque chiami in associazione, trova le porte aperte e siamo pronti a dare una mano d’aiuto a tutti».
Un cambiamento culturale quello portato, dove si è lavorato per l’integrazione: insieme per il bene dei figli e della famiglia. «Con questo scopo – evidenzia Luisanna – è stata fondata 35 anni l’Associazione. Non possiamo farci dire dagli altri cosa fare: conosciamo i nostri figli e sappiamo ciò che possono fare: sono cresciuti e le nostre battaglie sono state tante, dal diritto di poter scegliere il tipo di riabilitazione alla scuola, che ancora oggi ci vede impegnati in molte lotte per far rispettare le regole, specie i progetti personalizzati e quelli sulla vita indipendente e futura dei nostri figli».
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