Esteri

L’appello delle ONG: “A Gaza avanza una carestia di massa” Centoquindici organizzazioni non governative, tra cui la Caritas Internationalis, hanno sottoscritto l'appello

La distruzione di Gaza | Foto Unicef

La fame come un’arma contro la popolazione civile, ma anche contro chi lavora all’interno delle organizzazioni non governative internazionali rimaste dentro la Striscia di Gaza. Centoquindici organizzazioni internazionali, nella mattinata di oggi mercoledì 23 luglio, hanno diramato un comunicato in cui hanno denunciato le condizioni di vita e di lavoro estreme vissute dai gazawi e dai propri operatori sul posto.

L’allarme

Nell’appello sottoscritto dalle organizzazioni tra cui sono presenti Caritas Germania, Caritas Internationalis, Caritas Jerusalem, Amnesty International, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Pax Christi International, Terre des Hommes, Cesvi, Un Ponte Per, Cafod e Islamic Relief, si chiedono l’apertura immediata di tutti i valichi terrestri, la fine dell’assedio imposto da parte del governo israeliano e un cessate il fuoco per permettere l’arrivo degli aiuti che salverebbero la vita di migliaia di persone. Le associazioni parlano di una «carestia di massa» nella Striscia di Gaza, dove almeno 875 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano cibo nei pressi dei punti di distribuzione. «I massacri nei punti di distribuzione avvengono – riferisce il comunicato – quasi quotidianamente. Intanto, le forze israeliane hanno sfollato con la forza quasi due milioni di persone, confinandole in meno del 12% della Striscia di Gaza, con l’ultima ordinanza di evacuazione emessa il 20 luglio».

«La fame – proseguono le ONG – viene ora usata come strumento di guerra, in violazione del diritto internazionale. Il Programma Alimentare Mondiale (Wfp) ha dichiarato che le condizioni attuali rendono impossibili le operazioni umanitarie. Ostacoli burocratici, ritardi e restrizioni imposte da Israele, impediscono la distribuzione e stanno creando caos e morte».


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