Il segretario generale della Cisl Sardegna Pier Luigi Ledda
«Accogliamo con favore l’annuncio della Regione sulla volontà di concludere il percorso sul Dpcm energia, che rappresenta un passaggio fondamentale per la programmazione energetica della Sardegna. Tuttavia, rimangono molte ombre e forti incertezze su più fronti cruciali per il futuro industriale dell’Isola, ancor più dopo le ultime dichiarazioni dell’assessore Cani alla stampa». Lo afferma il segretario generale della Cisl, Pier Luigi Ledda, intervenendo sulle principali vertenze industriali in Sardegna.
Alla luce anche delle notizie confermate oggi dalla stampa, sulla proroga delle centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme almeno fino a giugno 2026, la CISL Sardegna rinnova il proprio «appello alla chiarezza e all’unità d’azione, esprimendo una preoccupazione forte per il futuro industriale dell’Isola, pur riconoscendo l’importanza di alcuni sviluppi positivi. La proroga delle centrali – sottolinea Ledda – evita un vuoto energetico insostenibile per l’Isola. È una decisione necessaria e condivisibile, ma è chiaro che non può essere un punto di arrivo. Ora servono certezze sui tempi della transizione, sul ruolo delle imprese locali e soprattutto sulle garanzie occupazionali».
La Cisl riconosce che «il Dpcm, pur senza usare il termine “strategica”, apre alla valorizzazione della centrale di Fiume Santo nella programmazione energetica regionale. È un passaggio importante, ma servono atti concreti e una linea chiara sul futuro dello stabilimento e sulle implicazioni occupazionali». Ma, afferma Ledda, «il nord-ovest sardo è strategico, come riconosciuto dallo stesso Assessore Cani. Ma per esserlo davvero, serve che agli annunci seguano investimenti produttivi e nuovi posti di lavoro. Sulle nuove infrastrutture a Porto Torres non possiamo permetterci di restare al palo.
Il sindacato invoca «trasparenza e un confronto vero con il governo. Troppe ipotesi, zero decisioni. È urgente che sia chiaro chi investe, con quali risorse, in quali tempi e con quali ricadute sull’occupazione».
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