
(foto www.unionesarda.it)
La Sardegna continua a fare i conti con gli incendi. Quasi 3.800 ettari di boschi e foreste sono andati in fumo dall’inizio del 2025, l’equivalente di oltre 5.000 campi da calcio. È quanto emerge dai dati diffusi da Legambiente Sardegna, che pur registrando una lieve riduzione delle superfici bruciate rispetto al 2024, invita a non abbassare la guardia su un fenomeno che resta allarmante.
A fare il punto, ai microfoni di Radio Kalaritana, è stata Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna: «Abbiamo condizioni particolari che derivano dalla nostra storia, dalla nostra identità e dai cambiamenti climatici. Temperature elevate, lunghi periodi di siccità e la progressiva scomparsa del presidio rurale rendono il territorio sempre più vulnerabile agli incendi»
Più roghi, ma meno superficie colpita
Nel 2025, fino a ottobre, sono stati registrati 57 incendi, contro i 41 dello stesso periodo del 2024. Un aumento del numero di episodi, dunque, ma con una superficie complessiva ridotta: l’anno scorso gli ettari bruciati erano stati circa 5.500.
Battaglia ha ricordato come la Sardegna possa contare su un sistema di intervento solido: «Abbiamo il lavoro dell’Agenzia regionale Forestas e del Corpo forestale di vigilanza ambientale, che oltre a gestire l’emergenza sul campo svolgono anche un’importante attività investigativa per individuare i responsabili. Ma il problema va affrontato anche a livello culturale»
La prevenzione passa dalla cultura
Per Legambiente, la chiave è la prevenzione. L’associazione punta su educazione ambientale, monitoraggio e sensibilizzazione, coinvolgendo scuole, comunità locali e cittadini. «È fondamentale costruire una nuova consapevolezza collettiva sul valore del nostro patrimonio boschivo – ha ribadito Battaglia –. Dobbiamo imparare a riconoscere e segnalare comportamenti scorretti e superare l’idea, ancora diffusa in alcune zone, del fuoco come strumento dell’attività agropastorale»
Un impegno comune per il futuro
Il messaggio finale è un invito all’azione collettiva. «Serve una controcultura del fuoco – ha concluso Battaglia – che trasformi l’allarme in impegno condiviso e duraturo per la tutela del patrimonio naturale sardo»
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