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Legge di stabilità sarda rischio stop da Roma su contributi opachi Ragioneria dello Stato contesta fondi senza criteri: la Todde sotto accusa dal centrodestra

Villa Devoto, sede di rappresentanza della Giunta regionale (foto Ansa)

Sulla legge di Stabilità approvata dalla Regione Sardegna lo scorso aprile, dopo quattro mesi di esercizio provvisorio, potrebbe abbattersi uno stop da Roma. Alcune norme sarebbero finite sotto la lente della Ragioneria generale dello Stato, che ha inviato una segnalazione al ministero dell’Economia. A rivelarlo è Paolo Maninchedda, ex assessore regionale, pubblicando la lettera sul sito «Sardegna e Libertà».

Nel mirino, in particolare, ci sarebbero diversi stanziamenti destinati a enti pubblici e privati – dai comuni alle Asl, dalle università alle parrocchie – deliberati senza criteri chiari, modalità trasparenti o procedure pubbliche. Un punto critico, già oggetto di una sentenza della Corte costituzionale nel 2009, che ha stabilito l’incostituzionalità di contributi assegnati in modo discrezionale, in violazione del principio di uguaglianza.

Le opposizioni, in particolare Forza Italia, parlano di «mancette politiche» distribuite in modo arbitrario. Il consigliere nazionale Marco Tedde attacca duramente la presidente Alessandra Todde, accusandola di favorire alcune aree della Sardegna a scapito di altre. Emblematico, secondo Tedde, il caso di Alghero, che sarebbe stato escluso da fondi distribuiti con un «emendamento malandrino» da oltre 170 milioni di euro.

La questione potrebbe ora aprire un contenzioso tra Regione e Governo, con effetti sul bilancio 2025.


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