Libri oltre le sbarre: l’impegno della Città metropolitana Un protocollo quinquennale per rafforzare la biblioteca del penitenziario, promuovere la lettura e costruire percorsi culturali per i detenuti della Casa circondariale di Uta

La presentazione del Protocollo d’intesa

Un ponte culturale tra dentro e fuori, tra istituzioni e comunità. È questo lo spirito che anima il nuovo Protocollo d’intesa firmato lunedì 29 luglio a Cagliari, presso Palazzo Regio, tra la Città Metropolitana di Cagliari e la Casa Circondariale “Ettore Scalas” di Uta. L’accordo, valido per i prossimi cinque anni, rinnova e rafforza la collaborazione tra il Sistema Bibliotecario Metropolitano di Monte Claro e la Direzione dell’istituto penitenziario, con l’obiettivo di promuovere la lettura e l’accesso alla cultura all’interno della struttura carceraria.

L’iniziativa si inserisce all’interno del più ampio quadro nazionale definito da un protocollo tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e l’ANCI, che punta a potenziare il ruolo delle biblioteche nelle carceri italiane.

Nel concreto, il Sistema Bibliotecario di Monte Claro si impegna – nel rispetto delle esigenze organizzative e di sicurezza dell’istituto – a:

  • Incrementare il patrimonio librario della biblioteca carceraria attraverso donazioni selezionate;
  • Riattivare il programma “Nati per Leggere”, già sperimentato negli anni passati, con attività dedicate ai genitori detenuti e ai loro figli;
  • Organizzare eventi culturali, come presentazioni di libri da parte degli autori;
  • Offrire corsi formativi di base per insegnare ai detenuti incaricati le tecniche fondamentali di catalogazione e gestione di una biblioteca.

La firma di questo nuovo protocollo non è che la naturale prosecuzione di un rapporto nato nel 2018, che ha già prodotto risultati significativi. Negli ultimi anni, infatti, la Città Metropolitana ha:

  • Donato numerosi volumi e fornito circa 8000 etichette per la catalogazione, oltre a un computer per la biblioteca della sezione femminile;
  • Realizzato un corso di formazione biblioteconomica rivolto ai detenuti, culminato in un esame finale e nel rilascio di un attestato;
  • Portato il progetto “Nati per Leggere” dentro il carcere, coinvolgendo detenuti e familiari in momenti di lettura condivisa;
  • Allestito un angolo accoglienza per bambini, con arredi e libri, nella sala d’attesa dei colloqui familiari.

Attraverso la biblioteca, il carcere si apre alla comunità e viceversa, restituendo centralità alla cultura come strumento di crescita personale, inclusione e reinserimento. Un libro può non cambiare il mondo, ma può cambiare una giornata, un pensiero, un modo di guardarsi dentro. Ed è proprio da qui che si costruisce un futuro diverso.

 


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