Monsignor Baturi: «La pace nasce dalla fede che riconcilia i cuori» Nella nuova riflessione di Diànoia, l’Arcivescovo richiama dall’esperienza di Gorizia l’urgenza di trasformare i confini in luoghi di incontro e invita a unirsi alla preghiera per la pace proposta da Papa Leone XIV

L’appello per la pace è stato uno dei gesti centrali del Consiglio Permanente della CEI, che si è svolto a Gorizia, città simbolo di confini e conflitti. Per secoli appartenuta all’Impero asburgico, segnata dalle due guerre mondiali e dalla guerra nell’ex Jugoslavia, Gorizia custodisce ferite profonde: qui, durante la Guerra fredda, un muro attraversava la piazza e molti persero la vita tentando di superarlo.

Insieme ai vescovi sloveni e al rappresentante della Chiesa di Croazia abbiamo riconosciuto che la fede può sanare le cicatrici e trasformare i confini in luoghi di incontro e riconciliazione. Il ricordo di migliaia di giovani caduti sui monti Sabotino e San Michele – tanti dei quali sardi – ci ha fatto pensare a tutte le ferite del mondo: Ucraina, Sud Sudan, Congo, Gaza.

Abbiamo chiesto che ogni forma di violenza cessi: quella che colpisce il popolo palestinese costretto a subire bombardamenti e spostamenti forzati, come quella che trattiene ancora in ostaggio civili israeliani. Due popoli, due stati: è questa la prospettiva di giustizia che invochiamo, con il ripristino del diritto internazionale e l’impegno della comunità internazionale.

Alla denuncia deve unirsi la preghiera. Accogliamo l’invito di Papa Leone XIV a recitare ogni giorno, in ottobre, il Rosario per la pace, personalmente, in famiglia e in comunità. L’11 ottobre saremo uniti alla veglia in Piazza San Pietro: anche a Cagliari vivremo una preghiera corale.

La preghiera è realismo: i confini non separano solo i popoli, ma attraversano il cuore di ciascuno, e solo Dio può guarirlo. Accanto alla preghiera vogliamo continuare a sostenere chi soffre con gesti concreti di solidarietà, come già fatto nella nostra diocesi. Perché nulla di umano ci è estraneo e ogni uomo è nostro fratello.

Giuseppe Baturi
Arcivescovo


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