Giovani

Non solo repressione ma prevenzione, sanità, educazione e sostegno familiare Puligheddu: «Prevenire la violenza con una rete per i giovani in difficoltà»

Una proposta multilivello che combini sicurezza, rigenerazione sociale, prevenzione sanitaria e supporto genitoriale: l’ha elaborata la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Puligheddu, per affrontare l’emergenza del disagio giovanile che sta generando episodi di violenza sempre più gravi in Sardegna.

L’ultimo caso, avvenuto nel quartiere Marina di Cagliari, ha visto un 15enne accoltellato da un coetaneo, poi arrestato. Un episodio che riaccende i riflettori su una situazione di crescente tensione e fragilità tra gli adolescenti.

Secondo Puligheddu, da un’analisi approfondita emerge che “il disagio dei più giovani è strettamente correlato anche allo spaccio e all’abuso di alcol”.
Un fenomeno da studiare «con la massima urgenza», afferma la Garante, «per individuare un metodo unico e coordinato che possa arginare questi fatti».

Dallo studio condotto dall’Ufficio della Garante — che analizza in particolare il “caso Cagliari” dopo i recenti episodi di cronaca — emerge che le azioni di contrasto esistono, ma restano disorganiche: «Ci sono buchi neri nel sistema dovuti a mancanza di sinergie, tempistiche tardive e interventi ancora isolati, non coordinati da un piano strategico mirato ed efficace».

«Non basta agire in solitudine – sottolinea Puligheddu – occorre interagire, collaborare. La responsabilità è di tutti, nessuno escluso».

La Garante invita istituzioni, scuole, famiglie e sanità a collaborare in modo strutturato: «Le misure repressive non devono essere le uniche risposte nelle emergenze, ma devono essere affiancate dal potenziamento dei servizi sanitari e da interventi educativi, formativi e preventivi».

Puligheddu denuncia anche la cronica carenza di neuropsichiatri infantili e di servizi territoriali di salute mentale e ascolto. Una mancanza che provoca «ritardi inaccettabili nelle diagnosi e nell’intercettazione precoce di disturbi come autismo o depressione, spesso collegati a ritiro sociale (Hikikomori) o comportamenti violenti».

«Ogni ritardo – scrive la Garante – compromette il percorso di cura e lascia soli i ragazzi più fragili».

Dalla Garante un invito a creare una rete vera, che unisca istituzioni, sanità, scuola e famiglie. «Solo un approccio integrato – ha concluso – potrà restituire ai nostri ragazzi sicurezza, fiducia e futuro».


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