Il dibattito

Nucleare in Sardegna, tra ricerca sulla fusione e timori locali Todde apre sul tema, ma i sindaci temono ritorni al deposito delle scorie

Una centrale nucleare

Il nucleare «green» divide la Sardegna. La governatrice Alessandra Todde, intervenendo al Festival delle Regioni di Venezia accanto al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, ha manifestato sostegno alla ricerca sulla fusione nucleare, una tecnologia ancora in fase sperimentale che promette energia pulita e senza scorie. Tuttavia, le sue parole hanno creato confusione, soprattutto nei territori potenzialmente coinvolti nel progetto del deposito unico nazionale delle scorie radioattive.

A preoccupare sindaci e associazioni è il timore di un cambio di rotta rispetto alla storica opposizione della Sardegna al nucleare. «C’è chi ha pensato che l’Isola avesse accettato il deposito», ha detto Rodolfo Cancedda, presidente di Asel, l’associazione sarda degli enti locali. Anche la presidente regionale dell’Anci, Daniela Falconi, ha espresso perplessità: «Su temi così delicati servono confronto e chiarezza. I sardi si sono già espressi contro il nucleare con un referendum nel 2011».

Sono 14 i comuni sardi coinvolti nella mappa preliminare per il deposito, tra cui Mandas, Nurri, Villamar e Guasila. «La battaglia contro le scorie va avanti da 25 anni», ha ricordato Umberto Oppus, sindaco di Mandas. Il messaggio è chiaro: la Sardegna resta contraria allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. La fusione nucleare, ancora da realizzare, non può giustificare ambiguità su decisioni tanto impattanti.


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