Teatro

Ortacesus, il teatro che cura: in scena «Sulla faccia della terra» con gli ospiti della comunità Dianova VII edizione di «Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza».

Il teatro comunale di Ortacesus domani, 26 giugno alle 18.30, ospita uno spettacolo nell’ambito della VII edizione del progetto nazionale «Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza».

Andrà in scena «Sulla faccia della terra», esito scenico del laboratorio teatrale condotto da Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu del Cada Die Teatro, realizzato insieme a sette ospiti della comunità terapeutica Dianova, affiancati dalle docenti Anna Serra e Cristina Cabiddu del CPIA 1 di Cagliari.

Un progetto nazionale, un’esperienza locale

«Per Aspera ad Astra» coinvolge 16 compagnie teatrali attive in carceri e comunità terapeutiche italiane, grazie al sostegno di 16 fondazioni bancarie, tra cui la Fondazione di Sardegna.

A Ortacesus, la collaborazione con l’amministrazione comunale e i responsabili della comunità Dianova ha reso possibile un percorso iniziato a ottobre 2024, che ha coinvolto con entusiasmo gli ospiti della struttura.

Lo spettacolo si ispira all’ultimo romanzo di Giulio Angioni, che racconta la storia di un gruppo di uomini e donne in fuga dopo la distruzione della città di Santa Gia nel 1258.

Fingendosi morti, si rifugiano in un’isola dello stagno, dove creano una comunità fondata sull’uguaglianza, accoglienza e solidarietà. Un racconto attuale, capace di parlare al presente attraverso il passato.

Teatro come rinascita

In preparazione alla messa in scena, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con Giovanni Malagutti, fondatore della Fondazione Malagutti, da anni attiva a livello nazionale nel campo della tutela dell’infanzia e dell’inclusione sociale. Il suo intervento ha arricchito il percorso con preziosi spunti su diritti, accoglienza e dignità della persona.

«Anche durante una guerra –  spiegano Mascia e Piludu – se si riesce a non morire, c’è la possibilità di rinascere e di inventare nuovi modi di vita, ubriacandosi di accoglienza e solidarietà».

Lo spettacolo rappresenta la tappa conclusiva di un cammino fatto di letture, riflessioni e prove, che ha trasformato il teatro in un luogo sicuro e creativo, dove si può riscrivere la propria storia, scoprire nuove parti di sé e immaginare un futuro diverso.


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