Il caso

Piantedosi difende vigilanza in Gallura, scontro con M5S sui militari israeliani Il ministro: «Tutela contro antisemitismo». Colucci: «Non turisti, ma sospetti criminali di guerra»

Il ministro dell’Interno in aula alla Camera

«Monitoriamo continuamente la minaccia terroristica, l’antisemitismo è uno dei pericoli maggiori come avvenuto anche di recente in Sardegna. Per questo sono stati disposti servizi di prevenzione che vengono svolti sempre quando ci sono gruppi, comitive culturali, che possono essere esposti ad atti di intolleranza. Non si potevano lasciare queste persone alla mercé di possibili malintenzionati».

Con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto alla Camera a un’interrogazione del Movimento 5 Stelle sul caso dei militari israeliani in vacanza in Gallura, accompagnati da vigilanza e servizi di sicurezza. Il ministro non ha chiarito se esistano accordi con il governo di Tel Aviv per consentire ai soldati dell’Idf un periodo di “decompressione” in resort italiani dopo il servizio a Gaza, ma ha sottolineato che la tutela delle persone a rischio è compito delle forze di polizia.

La replica dei pentastellati non si è fatta attendere. Alfonso Colucci, firmatario dell’interrogazione, ha attaccato duramente l’esecutivo: «Non sono turisti né comitive culturali, ma sospetti criminali di guerra. L’Italia non può diventare un resort di lusso per chi spara ai bambini». E ha accusato il governo Meloni di «complicità politica e morale» con Israele.

Lo scontro politico, nato da un caso locale in Sardegna, si allarga così al dibattito nazionale sulla gestione delle relazioni con lo Stato ebraico e sulla tutela dei diritti umani nei territori palestinesi.


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