
Negli ultimi anni, la sanità ha affrontato sfide che hanno messo a dura prova il sistema nel rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più fragile e bisognosa di cure. La pandemia ha aggravato una situazione già complessa, rivelando le crepe di un sistema sanitario che non era pronto ad affrontare emergenze globali. Ma questa crisi non riguarda solo la pandemia. Si è estesa anche alle logiche economiche, spesso a scapito della centralità della persona e del diritto alla salute. Lunghe attese per le visite, difficoltà nell’accesso ai trattamenti, la carenza di personale e la crescente pressione sugli ospedali.
In Sardegna, molte persone rinunciano a curarsi per difficoltà logistiche ed economiche, sentendosi impotenti di fronte a un sistema che fatica a rispondere tempestivamente alle necessità. Questo è aggravato dall’invecchiamento della popolazione, che è sempre più anziana e povera, e spesso si trova costretta a rinunciare a cure vitali per motivi economici. La sanità non può essere trattata come un settore qualsiasi: è un diritto inalienabile. Le istituzioni hanno il dovere morale di garantire che ogni individuo, a prescindere dalle proprie condizioni economiche o fisiche, possa accedere alle cure necessarie. La salute non può essere mercificata, ma deve essere tutelata come il bene più prezioso per ogni persona, in ogni fase della vita. L’emergenza sanitaria ha reso ancora più evidente che la salute è una questione di giustizia sociale, e lo Stato deve rispondere a questa necessità con maggiore impegno.
Il Giubileo della Speranza ci invita a riflettere su questo impegno collettivo. La speranza non è solo un sentimento di attesa, ma una spinta a superare le difficoltà e a costruire un futuro più giusto e umano. La sanità deve essere un luogo dove ogni persona trova accoglienza e supporto, e dove la dignità umana è sempre al centro. In questo contesto, è fondamentale interrogare il sistema e i singoli. Le politiche sanitarie devono essere orientate non solo alla gestione dei costi, ma anche all’accesso equo alle cure, alla prevenzione e all’umanizzazione del trattamento. Gli utenti devono essere consapevoli dei loro diritti e dei doveri nel curarsi, mentre gli operatori sanitari devono essere adeguatamente formati e supportati. La responsabilità non è solo dello Stato, ma anche di ogni cittadino nel chiedere un sistema che rispetti la vita e la dignità.
Le scelte politiche e finanziarie devono andare oltre la mera gestione dei costi, orientandosi verso un’assistenza equa, efficiente e umana per tutti. Solo con un impegno collettivo, che coinvolga istituzioni, operatori e cittadini, sarà possibile costruire uno scenario che rispetti la dignità della vita umana, tuteli i più fragili e risponda alle necessità di tutti. In questo Anno Santo, possiamo e dobbiamo credere che un futuro migliore sia possibile, dove la salute non sia un privilegio per pochi, ma un diritto invece garantito a ogni persona.
Maria Luisa Secchi (editoriale apparso su Kalaritana Avvenire dell’11 maggio)
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