Il caso

Omicidio Pinna, Ragnedda chiede sopralluogo: possibili nuovi indagati L’imprenditore vorrebbe tornare nella sua tenuta e intanto sono attese rivelazioni e ipotesi di favoreggiamento

In alto a sinistra Cinzia Pinna ed Emanuele Ragnedda

Emanuele Ragnedda avrebbe chiesto ai magistrati di essere accompagnato nella sua tenuta tra Palau e Arzachena, il luogo dove ha ucciso Cinzia Pinna con diversi colpi di pistola. L’imprenditore, accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, intenderebbe partecipare a un sopralluogo, trapela, convinto che solo tornando lì possa ricordare e ricostruire nei dettagli quanto avvenuto.

Secondo le indiscrezioni emerse dalle indagini coordinate dalla pm Noemi Mancini, Ragnedda potrebbe arrivare a una terza confessione più completa, capace di chiamare in causa altre persone. Si fa strada così l’ipotesi di nuove iscrizioni nel registro degli indagati per favoreggiamento: qualcuno, a quanto pare, lo avrebbe aiutato a cancellare prove e a disfarsi degli oggetti appartenuti alla vittima.

La polizia giudiziaria avrebbe già raccolto elementi su incontri sospetti avvenuti nella villa di Conca Entosa, e sotto osservazione ci sono due amiche dell’imprenditore, una sarda e una cittadina straniera, già sentite come persone informate sui fatti. Nessuna di loro, al momento, risulta indagata, né coinvolta nello spostamento del cadavere, che secondo la ricostruzione sarebbe stato trasportato con un escavatore.

Intanto proseguono gli accertamenti medico-legali: la Tac sul corpo di Cinzia Pinna ha rivelato almeno un colpo di pistola al volto. Alcuni proiettili, sparati con una Glock, potrebbero aver colpito un muro della casa. All’autopsia parteciperanno consulenti nominati dalle parti e anche un entomologo forense, incaricato di stabilire con precisione l’epoca della morte e verificare un eventuale spostamento del corpo.


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