IMMIGRAZIONE

SAI San Fulgenzio: a Quartu Sant’Elena un modello di accoglienza e integrazione Percorsi personalizzati, formazione e lavoro per i destinatari. Inoltre, da domani la partecipazione al Campo internazionale Caritas

Gabriella Serra e Stefano Melis ospiti nei giorni scorsi a Radio Kalaritana

Relazione, fiducia e accompagnamento: sono i cardini dell’attività del SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) San Fulgenzio del Comune di Quartu Sant’Elena, gestito dalla Chiesa di Cagliari attraverso la Caritas diocesana, in stretta sinergia con le politiche sociali dell’amministrazione comunale. L’obiettivo è chiaro: costruire percorsi di integrazione reale, mettendo al centro le persone, le loro storie e il loro potenziale.

Il SAI si inserisce nella cosiddetta “seconda accoglienza”, fase successiva a quella offerta dai CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), e si caratterizza per un approccio strutturato e multidisciplinare. L’équipe è composta da educatori, assistenti sociali, psicologi, operatori legali e professionisti dell’orientamento al lavoro. A ciascun beneficiario viene offerto un progetto individualizzato, modellato su competenze, bisogni e aspirazioni.

«Il nostro obiettivo – spiega Gabriella Serra, coordinatrice del SAI – è aiutare i ragazzi a diventare autonomi, costruendo insieme a loro percorsi su misura che valorizzino le loro capacità». Attualmente sono 28 i giovani accolti, ospitati in appartamenti sparsi per la città. I beneficiari provengono da diversi paesi e si trovano in varie fasi della procedura di riconoscimento o consolidamento del proprio status (richiedenti asilo in situazione di fragilità, titolari di protezione internazionale o speciale, o in prosieguo amministrativo).

Una parte fondamentale del progetto riguarda l’inserimento lavorativo. «L’inclusione passa dalla lingua e dal lavoro – spiega Stefano Melis, insegnante di italiano e tutor –. Creiamo percorsi formativi accessibili e inclusivi, con attenzione anche agli aspetti motivazionali e didattici». Negli ultimi mesi sono stati attivati tirocini grazie alla collaborazione con aziende locali, in particolare nel settore della ristorazione. Diciotto ragazzi hanno ottenuto una qualifica professionale, quattro tirocini sono stati avviati, alcuni con esito occupazionale. Un corso realizzato con l’Accademia del Buongusto ha portato otto dei dieci partecipanti a un’assunzione.

Ma il lavoro non è l’unico ambito in cui si costruisce integrazione. I destinatari partecipano anche a iniziative culturali e sociali. Tra queste, le “passeggiate interculturali” del progetto Radici e Orizzonti, finanziato dalla Fondazione di Sardegna, in cui i ragazzi accompagnano i visitatori alla scoperta della città di Cagliari, raccontandola dal loro punto di vista. Un’occasione di scambio e conoscenza reciproca.

Inoltre, a partire da domani, alcuni ospiti del SAI parteciperanno al XIII Campo estivo internazionale della Caritas diocesana, insieme a oltre cento giovani provenienti da una ventina di Paesi. Un’esperienza di comunità e dialogo, per rafforzare quel senso di appartenenza e responsabilità che è alla base di ogni vera integrazione.

 

 


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