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Carcere 41 bis, cresce la preoccupazione: deputati chiedono l’intervento del governo Parlano Silvio Lai, segretario del Pd e Pietro Pittalis, segretario di Forza Italia

Il carcere di Nuoro; in alto Silvio Lai e Pietro Pittalis

La Sardegna potrebbe trasformarsi in un «enclave dell’alta sicurezza», con conseguenze pesanti per le comunità locali. L’allarme arriva dai parlamentari sardi, preoccupati per la concentrazione di detenuti sottoposti al regime del 41 bis nelle carceri dell’Isola.

Attualmente, la Sardegna ospita già un numero significativo di detenuti in 41 bis. Ma secondo quanto emerso nella conferenza Stato-Regioni, la strategia del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) prevede di concentrare quasi tutti i detenuti 41 bis della Sardegna nei tre principali istituti: Sassari, Nuoro e Cagliari.

La stima indica che nel complesso arriveranno nell’Isola circa 500-550 detenuti, su un totale nazionale di 750, con numeri che raddoppieranno in alcuni istituti già esistenti.

Nuoro, ad esempio, vedrebbe l’intera struttura trasformata in carcere 41 bis, mentre Cagliari ospiterebbe tra 200 e 220 detenuti.

Secondo i parlamentari sardi, questa concentrazione crea rischi significativi per la comunità locale.

«Destinare strutturalmente alla Sardegna solo detenuti 41 bis – ha dichiarato ai microfoni di Radio Kalaritana Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia, partito di cui è segretario regionale, firmatario di una interrogazione al Ministro della Giustizia – significa trasformare alcune aree, come Nuoro, in un’enclave di alta sicurezza», sottolineando come la scelta possa avere ricadute negative sull’economia e sulla vita sociale dei territori interessati. La presenza concentrata di criminalità organizzata può favorire nuove attività illecite e incrementare fenomeni di riciclaggio, come già evidenziato dalla Relazione nazionale della Direzione Nazionale Antimafia, che ha registrato episodi di attività mafiosa attorno all’area di Sassari dopo il trasferimento di detenuti 41 bis.

Oltre al rischio sociale ed economico, c’è anche la questione dei servizi: «Questa concentrazione richiederà un forte impegno sanitario e logistico, in un territorio già connotato da fragilità», hanno aggiunto i parlamentari.

«Dopo l’incontro in conferenza Stato Regioni – ha dichiarato ai microfoni di Radio Kalaritana Silvio Lai, deputato del Partito Democratico, formazione di cui è anche segretario regionale – il dato relativo alla preoccupazione su Badu e Carros è confermato. Quello che il sottosegretario Del Mastro ha comunicato alle regioni è che c’è una strategia di concentrazione in 4 o 5 carceri in Italia di 41 bis in tutta Italia, oggi sono divisi tra 12 carceri. Di questi 4 o 5 carceri 3 sono in Sardegna, con una scelta ulteriore che porterà a non avere più carceri con detenuti ordinari o detenuti in stato di alta sicurezza, ma soltanto con il regime di 41 bis».

Il problema, secondo i deputati, riguarda non solo la sicurezza interna delle carceri, ma anche le connessioni con l’esterno, perché i detenuti mantengono contatti legali con avvocati e familiari, e questo favorisce l’insediamento di attività economiche legate alle mafie nelle vicinanze degli istituti.

I parlamentari sardi chiedono che i detenuti 41 bis vengano distribuiti in maniera più equilibrata tra le carceri italiane. L’obiettivo è evitare che l’Isola diventi un «grande carcere», preservando al contempo lo sviluppo socio-economico e turistico della Sardegna. L’iniziativa è sostenuta in maniera trasversale da tutti gli schieramenti politici sardi, con l’intento di portare la questione all’attenzione del Parlamento e del governo centrale.

Come sottolineano gli stessi parlamentari, la Sardegna ha bisogno di valorizzare le proprie risorse ambientali, culturali e turistiche, non di trasformarsi in un punto di concentrazione di alta sicurezza che rischia di compromettere attrattività e crescita locale.


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