
Operai a Portovesme; in alto Pier Lugi Ledda
I lavoratori dipendenti sardi guadagnano in media 19.850 euro lordi l’anno, contro i 23.290 euro della media nazionale: un divario del 15% che continua a pesare sul tenore di vita delle famiglie.
A denunciarlo è il segretario generale della Cisl Sardegna, Pier Luigi Ledda, che chiede alla Regione «interventi mirati già dalla prossima manovra di bilancio».
Un dato che colpisce è il confronto con le pensioni: con una media di 19.690 euro annui, queste risultano quasi equivalenti agli stipendi da lavoro dipendente. «Un paradosso – sottolinea Ledda – che da un lato ha garantito stabilità alle famiglie nei momenti di crisi, ma dall’altro rivela la debolezza del lavoro in Sardegna, che non sempre rappresenta un vero strumento di emancipazione sociale».
Dieci anni di cambiamenti
Secondo la ricostruzione della Cisl, dal 2014 al 2024 l’Isola ha vissuto una fase di trasformazione economica e sociale.
Il tasso di disoccupazione è sceso dal 19% di dieci anni fa all’11% attuale, mentre il numero degli occupati ha raggiunto quota 592mila, con un incremento di 14mila persone in un anno.
Il tasso di occupazione si attesta al 57,7%, in crescita ma ancora lontano dalla media nazionale, oggi superiore al 67%.
Anche i redditi sono aumentati, sia da lavoro che da pensione. Ma, avverte la Cisl, «la crescita non è stata sufficiente a compensare l’aumento del costo della vita. Molte pensioni minime restano sotto i 700 euro al mese e i salari bassi non coprono sempre le spese quotidiane, acuendo le diseguaglianze».
Le proposte della Cisl
Per affrontare questa situazione, Ledda chiede un cambio di passo:
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Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, con incentivi alle imprese che assumono stabilmente.
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Rafforzamento delle politiche attive del lavoro e della formazione, per favorire il reinserimento dei disoccupati.
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Investimenti in infrastrutture materiali e digitali, per superare l’isolamento della Sardegna.
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Contrattazione territoriale che leghi la crescita salariale alla produttività.
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Uso strategico dei Fondi europei, vincolati a progetti che creino lavoro stabile.
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Tutela del potere d’acquisto delle pensioni medio-basse e potenziamento dei servizi alla persona.
«Il prossimo bilancio regionale – conclude il leader della Cisl – non può essere una semplice esercitazione contabile. Servono scelte coraggiose e mirate, perché senza un lavoro dignitoso e senza prospettive di crescita la Sardegna rischia di restare indietro».
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