
Da una parte la volontà di portare a compiere investimenti per mezzi maggiormente rispettosi di un ambiente che continua a soffrire, dall’altra però costi che salgono per imprenditori e cittadini. Ancor di più in Sardegna l’Emission Trading System studiato dall’Unione Europea causa più di qualche preoccupazione. Con costi in crescita già sottolineati da associazioni di categoria e sindacati, preoccupati per il diritto alla mobilità dei cittadini isolani, ma anche per le possibili conseguenze sul mondo del lavoro.
«L’ETS è una tassa che nasce come strumento per la riduzione delle emissioni, pensata dall’UE per gli armatori e portarli a investire su navi meno inquinanti – ha spiegato la segretaria generale della FIT Cisl sarda Claudia Camedda intervistata su Radio Kalaritana – Quale i rischi per la Sardegna? Gli armatori purtroppo riversano la tassa nei costi di trasporto. Questo per noi che viviamo sull’isola significa costi maggiori ed è per questo motivo che si rischia di essere tagliati fuori da circuiti economici. Il trasporto costa di più e questo ha conseguenze per tutti gli attori».
Un quadro generale che delinea la necessità di risposte da parte della politica. Sia da Roma, che da quella regionale. «La nostra richiesta è che Governo e Regione intervengano in maniera strutturale, prendendosi una responsabilità politica – ha affermato Camedda – Non possiamo permetterci di pagare due volte la nostra insularità, sia sul piano economico che su quello della mobilità. La tassa ETS nasce con un buon intento, ma va a incidere in questo momento sul trasporto marittimo e anche su quello aereo. La questione dei costi – sottolinea la segretaria generale – indebolisce infatti la nostra continuità territoriale di entrambi i mezzi. Abbiamo visto gli effetti della tassa in parte già negli scorsi mesi, ma il suo iter dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno: noi auspichiamo che Regione e Governo, che ha in capo il trasporto marittimo, si assumano la responsabilità di aggiungere più fondi per comprendere la differenza che oggi è in carico ai cittadini sardi».
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