
Il primo ministro canadese Carney e il presidente Usa Donald Trump | Foto G7/Facebook
Una firma su un comunicato congiunto per chiedere una descalation, ma confermare il sostegno a Israele e del suo diritto di difesa, poi la partenza per rientrare a Washington e affermare come necessaria l’evacuazione di Teheran sui propri canali social. Così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha caratterizzato le ultime ore del G7 in corso tutt’ora in Canada e a cui partecipa anche la prima ministra italiana Giorgia Meloni. I lavori del G7 proseguiranno oggi, con l’arrivo a Kanasaskis del presidente ucraino Zelensky.
Il conflitto continua
Nel comunicato congiunto firmato dai Paesi presenti al tavolo, a cui si sono aggiunti i vertici dell’Unione Europea, gli Stati chiedono una diminuzione delle ostitlità delle parti, ma individuano l’Iran come l’attore destabilizzante della regione. Nel documento si richiama, inoltre, a una descalation più ampia che coinvolga anche la Striscia di Gaza. Sul fronte del conflitto con l’Iran, le parti si sono così allineate al sostegno a Tel Aviv, che sin dall’attacco scattato nella giornata di venerdì 13 giugno ha afferamato di non voler permettere a Teheran di possedere una eventuale arma nucleare. Nel tempo delle discussioni, il conflitto tra le parti è andato comunque avanti e l’intensità del confronto militare non è calata. Dall’Iran sono partiti oltre trenta missili che hanno colpito Haifa e Tel Aviv solo fino alle prime ore del mattino di oggi, martedì 17 giugno, con l’esercito iraniano che ha annunciato di aver colpito la sede del Mossad (i servizi segreti esterni israeliani) e di voler aumentare la propria onda di attacchi. Dall’altra parte, Israele ha continuato a prendere di mira gli impianti nucleari e la capitale iraniana. Il numero delle vittimie civili continua anche per questo a salire: sono oltre duecento le vittime in Iran, ventiquattro almeno quelle in Israele.
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