L’annuncio della Parola di Dio e del suo messaggio di salvezza esige, da parte di chi la proclama, testimonianza della fede, formazione continua e competenza al fine di rispettare quella fedeltà a Dio che passa attraverso la corretta trasmissione del suo messaggio in una unità di intenti di tutta la Chiesa. Affinché questo annuncio possa essere efficace e trovare eco nella vita delle persone cui si rivolge, non può prescindere dall’attenzione per le specifiche condizioni della persona e per le modalità attraverso le quali si intende vivere questa azione evangelizzatrice.
Anche i recenti orientamenti pastorali del 2014 «Incontriamo Gesù», mettono in evidenza questo aspetto imprescindibile dell’azione evangelizzatrice della Chiesa, la quale deve garantire a tutti la possibilità di fruire della Parola di Dio, secondo le proprie condizioni, in quanto «tutti i cristiani, in virtù del Battesimo ricevuto, sono testimoni e annunciatori della fede nella vita quotidiana sia pure nei momenti di difficoltà e nonostante le limitazioni fisiche, intellettive e sensoriali» (n. 56).
Il Settore per la catechesi per le persone disabili dell’Ufficio Catechistico Diocesano, anche quest’anno ha promosso due momenti formativi finalizzati a sviluppare maggiore attenzione nella relazione e nell’azione di catechesi: nel mese di febbraio «Il linguaggio che non ti aspetti», analizzando i primi passi verso un approccio con persone con spettro autistico e, nell’ultima parte dell’anno pastorale, «La persona iperattiva nel gruppo».
Nei pomeriggi del 6 e 7 maggio, guidati dalla catecheta e psicoterapeuta Franca Feliziani Kannheiser, numerosi catechisti e operatori pastorali provenienti da diverse zone della diocesi, si sono riuniti presso l’aula magna del Seminario arcivescovile di Cagliari. La forte partecipazione a questi momenti è segno di un vivo interesse e desiderio, da parte delle comunità parrocchiali, di impegnarsi, prestando sempre più ascolto alle esigenze delle famiglie e dei ragazzi che le vengono affidati.
La proposta del tema riguardante l’inclusione della persona iperattiva nel gruppo, comunitario e catechistico, nasce dall’esigenza delle stesse comunità parrocchiali e dei singoli catechisti. Spesse volte, infatti, come sottolineato anche da Kannheiser, si incorre nel pericolo di non riconoscere il disturbo dell’iperattività, classificandola magari come «troppa vivacità» e non apportando, dunque, quelle «strategie» fondamentali perché la relazione e la vita all’interno del gruppo possano essere positive e coinvolgenti.
La relatrice, nei due pomeriggi, ha offerto ai partecipanti una panoramica sugli aspetti interessati nella persona a causa di tale disturbo, dalla difficoltà al prestare attenzione ad una continua agitazione, fino alle conseguenze a livello cognitivo, relazionale e di autostima. In un clima di dialogo si è cercato, così, di cogliere, nelle esperienze concrete, manifestate e condivise dagli stessi partecipanti, quegli elementi che possono condurre il catechista o l’operatore pastorale ad avviare un autentico percorso di inclusione, offrendo al ragazzo iperattivo un sereno cammino all’interno del gruppo comunitario, sentendosi coinvolto attivamente in prima persona.
Davide Lai
Scopri di più da Kalaritana Media
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.