Politica

41 bis in Sardegna, Todde: «Da Meloni nessuna risposta» Nessuna risposta a sei giorni dall'invio di una comunicazione: le parole della presidente della Regione

Continua a tenere banco l’arrivo in Sardegna di nuovi detenuti in regime di 41-bis. A intervenire nuovamente nel dibattito la presidente della Regione Alessandra Todde, che chiama in causa direttamente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Sui propri social, Todde ha annunciato di aver scritto alla premier, senza però ottenere risposta nell’arco dell’ultima settimana. «Sei giorni fa – si legge nella nota – ho scritto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contestare una decisione assunta senza confronto, senza preavviso e senza rispetto istituzionale. Sei giorni dopo, nessuna risposta», ha chiosato Todde. «Il trasferimento in Sardegna di un numero elevatissimo di detenuti in regime di 41-bis è un atto grave: rompe la leale collaborazione tra Stato e Regione e ignora le conseguenze sulla sicurezza, sulla sanità e sulla tenuta sociale del territorio – continua la presidente della Regione – Il 18 giugno avevo già scritto al Ministro della Giustizia per esprimere preoccupazioni precise. Il 10 settembre, in un incontro personale, il Ministro Nordio mi aveva assicurato che nessuna decisione sarebbe stata presa senza confronto.
Oggi scopriamo che quegli impegni sono stati disattesi, il trasferimento è stato disposto dal DAP con una semplice nota amministrativa, senza coinvolgere la Regione», denuncia Todde, ricordando i precedenti confronti con il ministro della Giustizia Nordio. «La Sardegna è considerata dagli organi giudiziari a forte rischio di sviluppo mafioso – prosegue – E ogni detenuto al 41-bis comporta un costo enorme per un sistema sanitario già in sofferenza, interamente a carico dei cittadini sardi. L’insularità, che la Costituzione riconosce come svantaggio da compensare, viene invece usata come vantaggio logistico per lo Stato. Un paradosso inaccettabile. Ho chiesto una cosa sola: fermare le decisioni unilaterali e aprire subito un confronto vero, leale e responsabile. La Sardegna – conclude Todde – non fugge dalle proprie responsabilità. Ma non accetta di subirle».


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