Dazi e geopolitica: il rischio di una guerra commerciale globale L'economista Riccardo Moro spiega al Sir gli effetti della politica protezionista degli Stati Uniti

Un’operatore in Borsa (foto Avvenire)

La guerra dei dazi avviata dagli Stati Uniti sta scuotendo gli equilibri economici globali, con ripercussioni che potrebbero rivelarsi dannose per tutti. A spiegarlo è Riccardo Moro, economista e docente di politiche dello sviluppo all’Università Statale di Milano, in un’intervista rilasciata all’agenzia Sir.

«Tutti gli indici indicano che ci stiamo avviando verso una crisi economica», avverte Moro. «Se la domanda globale diminuisce, anche i Paesi del Sud del mondo ne risentiranno, vendendo meno e affrontando costi maggiori per gli approvvigionamenti». Un rischio, questo, aggravato dalla possibile inflazione scatenata dalla guerra commerciale. «L’inflazione spinge le banche centrali ad alzare i tassi di interesse, provocando una contrazione dell’economia e problemi occupazionali», aggiunge l’economista.

Il piano di Donald Trump, che punta a riportare la produzione industriale negli Stati Uniti, appare incerto: «L’idea è di ridurre la delocalizzazione e ricreare opportunità di lavoro per la classe operaia americana. Ma non è affatto scontato che ci riesca, e comunque non in tempi brevi», osserva Moro. Nel frattempo, i mercati reagiscono con incertezza, e il rischio di una recessione si fa sempre più concreto.

Sul piano geopolitico, gli effetti della guerra commerciale potrebbero ridisegnare gli equilibri internazionali. «Gli Stati Uniti potrebbero non essere più considerati essenziali come in passato. La Cina sta consolidando la sua posizione, offrendo produzioni a basso costo e investimenti tecnologici avanzati», spiega Moro. «L’Africa, per esempio, sta già guardando con maggiore interesse a Pechino, cercando alternative agli aiuti statunitensi».

L’impatto sui Paesi del Sud del mondo sarà significativo, soprattutto per l’interruzione dei fondi umanitari USA. «Molti Paesi africani si stanno rivolgendo alla Cina per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti», sottolinea l’economista. «La vendita di materie prime verso l’Asia, in particolare minerali e terre rare, potrebbe aumentare ulteriormente, rafforzando il legame economico tra Africa e Cina».

Moro critica anche l’incertezza strategica della politica economica statunitense: «Sembra di assistere a una corsa verso l’isolamento degli Stati Uniti, con conseguenze negative per tutti». Il protezionismo, secondo l’economista, potrebbe infatti scoraggiare gli investimenti industriali, generando un clima di sfiducia nei mercati.

«Quello che preoccupa è la mancanza di una strategia chiara», conclude Moro. «Se le decisioni vengono guidate più da logiche personali che da una visione politica, il rischio è quello di aggravare la crisi economica e minare la stabilità globale».

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